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BORTOT FULCIO

Storie di barba e ičie

 

Recensione di Daniela De Doną
pubblicata in "Il Gazzettino" di domenica 18 dicembre 2005

La novitą sta nel fondale, in quella cornice nostrana che, seppur con riferimenti geografici vaghi, spazia fra le genti della valle del Piave o si rinchiude nei borghi della cittą. Č in libreria la raccolta "Storie di barba e ičie, racconti popolari del Bellunese" di Fulcio Bortot, scrittore non nuovo a pubblicazioni in cui l'ambiente naturale e i ritmi di un tempo che fu contadino la fanno da protagonisti. La saga, infatti, mostra il sapore d'antico, con zii e zie che sono stati chiamati dall'autore a dettare le 25 fiabe della raccolta. Sono gli anziani, infatti, i detentori di un buon senso risolutivo, di una sapienza fatta d'esperienza pił che di libri. Sono loro a ripetere ai nipotini di cinquant'anni fa ciņ che avevano a loro volta sentito. Sorta che rapsodo Bortot cuce e fissa sulle pagine immagini, invenzioni, "topoi" ed emozioni fantastiche. Ecco le Dolomiti, per esempio, che erano tetre montagne "dai picchi scivolosi e dalle guglie sinistre" prima che i nani catturassero i raggi di luna, li avvolgessero in brillanti matasse come fossero fili di seta e circondassero poi "ogni masso ed ogni anfratto di quel prezioso filo".

Il libro non trabocca - per fortuna, diciamo noi- della retorica di "o tempora, o mores". Nessuna malinconia struggente per quegli anni di fatica, ma per lo pił volontą di documentazione. In cui, per dirla con Francesco Piero Franchi che ha curato l'introduzione: «L'insieme narrativo non ci presenta sempre un racconto consolante o consolatorio: pił spesso sembra una preparazione alle difficoltą della vita, con momenti di grandioso pessimismo».

Va sottolineato che il volumetto "Storie di barba e ičie" (13 euro, grafica e impaginazione di Stefano Zanette) rappresenta l'avvio della Libreria Campedel in veste di casa editrice che intende curare, in modo specifico, pubblicazioni di carattere locale.

Daniela De Doną