Descrizione | |
Nella discussione attuale sulla riforma della Costituzione e nel dibattito sui problemi istituzionali più rilevanti della stagione politica in corso è divenuta cruciale la questione del potere giudiziario: la sua legittimazione, le sue garanzie, i suoi limiti. Il disegno politico e giuridico in cui si colloca la Magistratura è stato delineato nella Costituzione grazie alle proposte e agli interventi di Piero Calamandrei, effettuati nel corso del suo mandato parlamentare all’Assemblea costituente : una Magistratura che «costituisce un ordine autonomo» e «provvede da sé, e senza alcuna ingerenza del potere esecutivo, al proprio governo», vigilata e tutelata da un Consiglio superiore. Una indipendenza funzionale, una Magistratura unitaria, un giudice precostituito per legge. Accanto ad essa, una Corte costituzionale che sindaca la conformità delle leggi al testo costituzionale. Così il grande giurista, letterato e uomo politico scriveva nel suo progetto sottoposto alla Commissione per la Costituzione nel dicembre 1946. Nelle sedute dei mesi successivi si sarebbe ritagliato, sulla base della sua proposta, il testo oggi vigente. In occasione delle celebrazioni per il sessantennio della scomparsa del Maestro ne discutono Paolo Grossi, attuale Presidente della Corte costituzionale, ed Enzo Cheli, Presidente emerito della Corte costituzionale, sulla base degli Atti dell’Assemblea costituente. | |
L'autore | |
Piero Calamandrei nasce a Firenze nel 1889. Si avvia alla carriera accademica nel primo decen
nio del Novecento e diviene titolare di cattedra nel 1916. Nel 1924 è chiamato a Firenze sulla cattedra di Diritto processuale civile che terrà ininterrottamente per tutta la vita. Il suo insegnamento, ricco di valori, di ingegno e di passione civile, è ancora oggi attuale. I suoi libri sono ristampati in Italia e all’estero, con una continuità e un successo rimasti intatti.
Avvocato, legato agli ambienti antifascisti, assieme a Salvemini e ai Rosselli fonda il Circolo di cultura di Firenze e il giornale “Non mollare”. Nel biennio 1939-1940, conservando la sua indipendenza, insieme con Redenti e Carnelutti, redige il Codice di procedura civile. Nominato rettore dopo il 25 luglio del 1943, lascia Firenze l’8 settembre e si rifugia a Colcello in Umbria: da lì segue con trepidazione l’avanzata angloamericana e gli sviluppi della Resistenza e rientra nella Firenze liberata nell'agosto 1944. Fondatore del Partito d’azione, collabora attivamente come deputato costituente alla formulazione del testo dell a Costituzione. Grande organizzatore di iniziative culturali, fonda “Il Ponte”, dirige il primo commentario alla Costituzione, di cui auspica la piena attuazione, e nel contempo svolge una apprezzatissima attività forense. È Presidente del Consiglio nazionale forense dal 1946 al 1956. |
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Scheda creata Lunedi' 30 gennaio 2017 | |
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