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BIORK SAMUEL
La stagione degli innocenti
BIORK SAMUEL, La stagione degli innocenti
Autore:
BIORK SAMUEL
Titolo:
La stagione degli innocenti
Descrizione:
Editore:
Longanesi
Data di edizione:
maggio 2015
Pagine:
490
Dimensioni cm.:
14x21,3
ISBN13:
9788830440197
Codice:
275812
Collana:
La Gaja Scienza 0
Prezzo:
Disponibilità:
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Dati aggiornati a maggio 2015
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Lingua
Italiano
Allegati:
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BIORK SAMUEL, La stagione degli innocenti, Longanesi in campedel.it
Descrizione
“La stagione degli innocenti”, un thriller e un’opera prima che Frode Sander Øien firma con lo pseudonimo di Samuel Bjørk. Curioso. Ho letto che è figura conosciuta in Norvegia per le sue poliedriche attività artistiche: è musicista, traduttore di Shakespeare, drammaturgo e ora anche romanziere di successo. Vive ad Oslo.
Il romanzo s’infila in quel filone letterario del giallo nordico-svedese che da qualche tempo appassiona i lettori di tutto il mondo per l’ambientazione, lo stile, il patrimonio culturale degli autori e una narrativa che di solito lega suspense, violenza, realismo e una vena di fantasy appena percepibile, con una scrittura vivace che a volte diventa sincopata, per planare compiacente quando entra nel cuore dei suoi personaggi.
La prima vittima che irrompe nel romanzo è una bambina di appena sei anni, trovata impiccata ad un albero nel folto della foresta norvegese, al collo un cartello con scritto: “Io viaggio da sola”. Sarà la prima di una serie che sconvolgerà la Norvegia.
Il personaggio più emblematico è Mia Gruger, una donna giovane, bellissima con un intuito e un’intelligenza formidabile, diventata poliziotto per passione, ma priva di solide radici familiari e culturali. Il suicidio è la via di fuga quando è travolta dalla tragicità della vita, lo prepara, drogandosi, per il giorno che segna l’anniversario di sua sorella gemella Sigrid, morta per overdose.
Un breve passo a pagina 381 del romanzo dà le dimensioni della sua fragilità psicologica.
“La dolce e bella Sigrid. A che cosa era servito ammazzare un tossico? A nulla. Non era servito a nulla. Avevo solo causato altro dolore: altre perdite. Un buio crescente. Non l’aveva premeditato. Non voleva sparargli. Davvero, non voleva. Avrebbe dovuto essere punita. Non meritava di vivere. Ora lo sentiva. Avrebbe meritato di morire. Si era sentita in colpa per tutti quegli anni, non era riuscita a dar voce al senso di colpa, ma adesso il sentimento si faceva tangibile. Lei era colpevole. Colpevole di essere viva. Avrebbe dovuto essere li con la sua famiglia. Era li che si sentiva davvero a casa. Insieme a Sigrid. Non su quel dannato pianeta terra dove avevano preso il sopravvento la malvagità e l’egoismo, non c’era più ragione di lottare, di sforzarsi di capire, di cercare qualcosa di buono. Il mondo non era che un immondezzaio.”
Altre due sorelle tirano le fila del romanzo: la prima Karem fa l’assistente sociale in una casa di riposo, la sorella Liv-Hege è morta suicida dopo una vita segnata dall’eroina.
A pagina 445.
”Sniffavano colla sul Domkirkeodden e dormivano tra i cespugli. Prendevano popper e farmaci per il cuore e dormivano sulle panchine o sugli scalini. Rubavano il necessario per mangiare e trascorrevano la maggior parte del tempo alla ricerca di qualcosa con cui sballarsi. Più Liv_Hege si sballava, più diventava difficile sopportare di essere sobria.”
Divorziato pentito, solitario, astemio e gran fumatore, emerge poi il capo della squadra speciale della polizia Holger Munch, l’autore così lo a pagina 22 .
“Senza fumare non riusciva a pensare e se c’era una cosa che gli dava un vero godimento, era pensare. Usare il Cervello. Il corpo resisteva, finché il cervello funzionava. Alla radio stavano trasmettendo il Messiah di Handel, non esattamente quello che Hoger avrebbe sperato, ma andava bene. Lui era più un tipo da Bach, gli piaceva la matematica nella musica, non tutti quei compositori sentimentali. La bellicosità ariana di Wagner, l’impressionistico mondo emotivo di Ravel: Munch ascoltava la musica proprio per liberarsi di quei sentimenti umani. Se l’uomo fosse stato un problema di matematica…”
L’ultimo filo importante che regge il thriller è una setta religiosa fondata da un ex venditore di macchine, la chiesa di Matusalemme, una sorta di scientology, capace di plagiare gli adepti, di portare via i soldi alla gente che stava per morire.
Gli ingredienti ci sono tutti per un romanzo che appassiona dalla prima all’ultima pagina. Qualche venatura anticristiana da solo la misura di quanto in terra norvegese, siano state tagliate le radici e l’albero della vita si sia quasi seccato.
Noè Zanette
Quaderni Bellunesi

Scheda creata Venerdi' 12 giugno 2015
La collana La Gaja Scienza

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