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Pensieri e racconti di vita. Le CONFESSIONI ULTIME di Mauro Corona sono il diario intimo di “un sognatore”. Un autoritratto che richiama in alcuni passaggi l’indimenticabile tradizione degli scritti morali, da Seneca al filosofo e samurai Jocho Yamamoto, e si trasforma con impennate improvvise in un personalissimo sfogo sull’attualità e la politica. Suoni e basta, le parole hanno perso consistenza, volume, spessore, e con loro la vita. Le
Confessioni prendono forma da queste parole ormai vuote. Libertà, silenzio, memoria, corpo, fatica, invidia, orgoglio, competizione, amore, amicizia, dolore, morte, Dio e la fede. Una rappresentazione laica profonda e illuminante: “Sono un grande peccatore, ma per tradizione e per educazione spero in Dio, e lo rispetto a modo mio. Spero in Dio, però non so più dov’è finito... Diceva Zvi Kolitz: ‘Caro Dio, io credo in te nonostante te’”. Allegato un DVD con un videoreportage di Giorgio Fornoni. Le splendide musiche di Nick Cave e Warren Ellis, tratte dal film “The Assassination of Jesse James”, accompagnano Mauro Corona in un viaggio a Erto, “paese di crolli e di dolore”, cinquant’anni dopo la tragedia del Vajont. Dalla tana rifugio in cui vive e lavora ai luoghi della sua quotidianità, 44 minuti che raccontano in presa diretta uno tra gli scrittori italiani più letti e amati. DAL TESTO: “Ultimamente, e sempre più spesso, ho un desiderio impossibile, ma forse chissà, potrebbe anche essere possibile, però non ci credo molto, anzi non ci credo per nulla. Ma questo non è importante, importante sarebbe realizzare questo desiderio per avere una soddisfazione, l’ultima. Vorrei vedere il mio volto dopo che sarò morto, vorrei vederlo, almeno per una volta, rilassato, lisciato, disteso, sereno, pacifico, anche solo pochi secondi. Per vederlo così dovrò essere morto e i morti non vedono più… Solo da morto, credo, il mio volto sarà rilassato. La morte stende e distende. Fin da piccolo, da bambino, ho avuto un volto impaurito, un volto tirato, teso, ansioso, inquieto, angosciato, triste, deluso, amareggiato, sconfitto, rassegnato, avvilito e si potrebbe andare avanti. A volte arrabbiato, irato, altre contuso e tumefatto, altre sporco, mai disteso. Ho eliminato gli specchi, non mi hanno mai ridato un volto tranquillo come acqua ferma, per questo evito gli specchi. Quando vedo il mio volto, quella tragica maschera di dolori e fallimenti e menzogne e sconfitte, penso a coloro che hanno contribuito mettendocela tutta a ridurlo così, io per primo. E ormai non cambia più, si è irrigidito, imbalsamato, fermo e secco in quei tratti angosciati che hanno piallato ogni dolcezza. Verrà la morte a stirarlo, lo so, solo la morte potrà spianarlo, e dirò finalmente. Ma non potrò vederlo, per questo ho l’impossibile desiderio di vedermi morto, per osservare il mio volto in pace, finalmente. Ma no n sarà così. ” | |
Scheda creata Sabato 11 maggio 2013 | |
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