Intellettuale di sinistra, laico, già ateo convinto, Jean-Claude Guillebaud racconta in queste pagine il suo viaggio di ritorno al cristianesimo La sua testimonianza è insieme personale e paradigmatica: attraverso l'analisi delle esperienze vissute in momenti e in luoghi cruciali del nostro tempo (dalla guerra del Vietnam al '68, dalla crisi senza fine del Medio Oriente fino all'11 settembre) e il confronto con il pensiero di autori quali Girard, Morin, Ellul e Serres, Guillebaud riscopre la centralità e l'attualità del pensiero cristiano, il suo ruolo fondatore per la cultura dell'Occidente "Messianismo giudaico, speranza cristiana, progresso dei Lumi: non riesco a impedirmi di scorgervi una filiazione che definisce l'intera storia occidentale Significa che continuiamo a essere responsabili del divenire del mondo, che "un altro mondo è possibile", come dicono oggi gli altermondialisti" La sua "conversione" è dunque in primo luogo una scelta razionale, che nasce da una forte presa di coscienza di quelle che sono le radici della nostra civiltà e della terribile lezione che le ideologie del '900 ci hanno consegnato In un'Europa "scristianizzata", stretta fra un fondamentalismo religioso che assume spesso i tratti del fanatismo islamico, un relativismo cinico e un edonismo disperato, il libro di Jean-Claude Guillebaud rappresenta un contributo prezioso alla riflessione sul rapporto fra fede e ragione, quel binomio che Benedetto XVI ha posto al centro del suo pensiero teologico | |
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