PROEMIO
di Mauro Corona
Questa di Paolo Beltrame, oltre che una guida per escursionisti ed appassionati alla montagna, è un libro, un vero libro di letteratura. Se letteratura vuol dire emozioni provate nello sfogliare e leggere delle pagine, in questo libro se ne provano in quantità. Non da ultimo quelle suscitate dalle fotografie che corredano il testo, tutte mai scontate o già viste, bensì originali, prese da punti difficilmente battuti dal camminatore domenicale. Certo, tecnicamente è una guida che descrive itinerari nel gruppo della Cima Preti-Duranno ma, a differenza di tutte le altre guide, la si legge come un testo letterario. Questo avviene perché l’autore non ha concepito e redatto il lavoro per l’ambizione di avere un libro tutto suo o per mestiere. Paolo Beltrame l’ha fatto per pura e semplice passione. E questo, alla fine, ne esce fuori. Scorrendo, e soprattutto leggendo attentamente la guida, balza subito all’occhio una cosa: l’estrema precisione nel descrivere gli itinerari, l’accuratezza del particolare, la chiarezza interpretativa che riesce facile al neofita e molto apprezzata dall’intenditore. L’esperto escursionista ne rimane soddisfatto e appagato. Tale precisione ha radici profonde che non nascono soltanto dal rigore caratteriale di chi ha compiuto questo lavoro. Non bisogna dimenticare che Paolo Beltrame viene da anni di alpinismo. Nel suo curriculum figurano centinaia di arrampicate estreme e vie nuove altrettanto difficili. Per fare dell’alpinismo estremo occorre essere ben allenati, ma soprattutto precisi. Servono equilibro, colpo d’occhio per vedere l’appiglio, decisione e volontà. Doti che Paolo Beltrame possiede e che ha allenate per bene negli anni in cui andava a crode. Ecco perché questa guida si differenzia da tutte. È precisa, rigorosamente precisa, come se l’autore avesse voluto farla per sé, per leggere e interpretare finalmente con chiarezza gli itinerari che si snodano sulle sue amate montagne. Di solito, leggendo e cercando di mettere in pratica i consigli espressi sulle pagine delle vecchie guide, ci si perde. Con questa no. Certo, gli itinerari non sono dei più facili e nemmeno si svolgono in zone comode. E anche qui Paolo Beltrame ha voluto distinguersi: ha cercato il meglio, il più bello, ed il bello, si sa, non sta sotto il palmo della mano e per vederlo bisogna faticare. Mi raccontava un giorno al bar che alcuni percorsi li ha rifatti quattro, cinque volte per recuperare un dettaglio, chiarire un dubbio, assicurarsi un particolare. Le foto, poi, sono uniche. Raramente ho visto immagini così nuove pur trattandosi di monti che conosco. Questo non va soltanto alla bravura dell’ autore con la macchina fotografica, ma soprattutto ai punti spesso remoti e mai battuti che ha dovuto raggiungere per fare il click. Doppio plauso quindi a questa doppia fatica. Un conto è fotografare il Duranno dal bivio di Claut, un altro è fotografarlo dalla Forcella di Collalto. Provare per credere. Sfogliare e leggere questo libro-guida mi ha riportato indietro nel tempo. Ricordi e memorie sono tornati a trovarmi. Ho rivisto la mia infanzia, la gioventù, la maturità, lungo quei percorsi fatti in anni remoti, assieme a bracconieri, vecchi alpinisti, amici fraterni ormai tutti scomparsi. È stato come tornare su quei sentieri solitari, perduti tra le nebbie, sospesi nei silenzi del mezzodì, nei giorni d’estate quando nelle radure si può udire il flauto del dio Pan. Può andare fiero Paolo Beltrame di questo lavoro. È una cosa che resterà. E quando saremo vecchi, e non cammineremo più, e faremo passi corti da ospizio, e vedremo poco e male, terremo questo libro sulle ginocchia. Non per chiederci dove andremo, che quello lo sappiamo già, ma per ricordare da dove siamo partiti. E allora, se qualcuno ci chiederà il perché teniamo quel libro sulle ginocchia risponderemo con la frase dello scrittore viennese Hugo von Hofmannsthal: "Amo immensamente questa terra e più passano gli anni più essa mi sembra ricca. Quando sarò vecchio, dai suoi boschi e dai suoi torrenti mi verranno incontro i ricordi dell’infanzia e il cerchio si chiuderà".
Mauro Corona
Erto, luglio 2006